giovedì 27 aprile 2017

Liberi di...

‹Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.››


Questi sono i primi due commi dell'articolo 21 della Costituzione italiana, rinvenibili, all'incirca nella stessa forma, in quasi tutti gli ordinamenti dei moderni Stati di diritto.
Parlando di libertà di stampa, si intende la garanzia che ogni Stato, in coordinamento con gli organi di informazione (giornali, radio, televisioni, Internet), dovrebbe assicurare a tutti i cittadini e alle loro associazioni in quanto a libertà di espressione e di diffusione delle idee.
I cosiddetti “inventori” della libertà di espressione, più che di stampa, furono gli antichi Greci, che permettevano ad ogni cittadino di esprimere la propria opinione durante le assemblee pubbliche dell’agorà. Anche i Romani garantivano questa possibilità, ma il suo utilizzo era circoscritto all’ambito delle istituzioni politiche.
Durante tutto il Medioevo, conclusasi l’esperienza dei Comuni guidati dalla classe borghese – favorevole al diritto all’informazione – l’instaurarsi delle monarchie nazionali porta alla perdita delle conquiste precedenti.
Perché sia coniato il termine “libertà di stampa” si deve aspettare l’Inghilterra di fine ‘600, dove è già presente e si consolida una sofisticata forma di concessioni delle licenze di stampa, rigorosamente controllate dal governo britannico. La Rivoluzione Inglese del 1688 è la rampa di lancio per i successivi movimenti sociali ispirati da John Locke, teorico del liberalismo occidentale, secondo il quale lo Stato non può impedire al popolo l'esercizio di diritti naturali quali la libertà di stampa e di espressione.
Dello stesso periodo storico è l’ Areopagitica” di John Milton, considerata una delle pietre miliari delle proteste contro le censure governative provenienti sia dagli ambienti regi che da quelli curiali e cortesi.
Il concetto fondamentale del suo pensiero consiste nel considerare l'individuo come persona capace di utilizzare la ragione per distinguere il bene dal male, il corretto dall'erroneo. Per poter sviluppare la capacità di esercitare questa abilità razionale nel modo giusto, l'individuo deve avere un accesso illimitato alle idee degli altri suoi concittadini in un “libero ed aperto incontro”.
L’esperienza britannica precede i movimenti che si sviluppano nelle altre zone d’Europa e che producono ripercussioni anche in America e India – entrambe colonie inglesi - con esiti differenti a seconda delle repressioni dei governi locali.
Negli Stati Uniti, per un primo periodo non si afferma alcun genere di nozione riguardante la libertà di stampa, ma c’è la possibilità, per le autorità competenti, di applicare restrizioni qualora gli articoli giornalistici contengano informazioni anti-governative o comunque minaccino posizioni ufficiali su questioni strategiche.
La “libertà di stampa” viene riconosciuta come uno dei pilastri della libertà individuale a seguito di una sentenza del 1735 e successivamente diviene diritto oggetto di tutela grazie alla Costituzione del 1787.
Ma cosa significa oggi “libertà di stampa”?
A ventisei anni dalla Dichiarazione dell'ONU che inserì la libertà di accesso ai mezzi di informazione tra i diritti umani fondamentali, la situazione non è incoraggiante: in molti paesi del mondo la libertà di stampa sta andando incontro ad una “brutale aggressione”, secondo le parole di Reporters Sans Frontières, l'ONG che da tempo si prefigge lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo la difesa di questo diritto.
Ma è necessario distinguere i due diversi scenari nei quali è perpetrata questa aggressione: da una parte, gli stati governati da regimi dittatoriali, riconosciuti o de facto, nei quali i giornalisti rischiano la propria vita o vanno incontro ad arresti arbitrari e torture per aver assunto posizioni dissidenti rispetto a quelle del potere, e dove la stampa si trasforma in strumento di affermazione dell'autoritarismo; dall'altra, quei paesi in cui il diritto all'informazione è, almeno formalmente, riconosciuto e difeso.
Proprio in questi ultimi il rischio di una limitazione della libera manifestazione del pensiero è meno evidente, più subdolo e quindi più rilevante: sebbene la diffusione di Facebook e dei social network permetta di diffondere la cultura del pluralismo attraverso il confronto quotidiano e la condivisione di idee e opinioni, queste piattaforme si trasformano spesso in incubatrici della contro-informazione e del fanatismo – non si può non pensare, in quest'epoca, alla propaganda del terrore alimentata dai gruppi estremisti islamici – a discapito dell'Informazione, quella vera, alla quale viene riservata sempre meno attenzione.
I dati parlano chiaro: sempre secondo RSF, solo in Italia, al 2014, tra i 30 e i 40 giornalisti sarebbero sotto scorta per aver subito minacce di morte o intimidazioni; 43 hanno subito aggressioni fisiche, 7 incendi dolosi alle proprie auto o abitazioni, e moltissimi vanno incontro a procedimenti giudiziari per aver messo in imbarazzo enti o persone “intoccabili”. Queste sono le motivazioni, insieme alla difficoltà per i giornalisti di portare a termine inchieste sulla corruzione, le lobby e il crimine organizzato, che fanno crollare il Belpaese al settantasettesimo posto nella classifica riguardante la libertà di stampa nei paesi del mondo.
Appare quindi chiaro come il diritto alla manifestazione del pensiero, in ogni sua forma, sia oggi minacciato; testate schierate apertamente con governi e partiti ed utilizzate allo scopo di influenzare l'opinione pubblica, giornali sottoposti al ricatto di aziende e multinazionali, pronte a tagliare i fondi destinati all'editoria in caso di pubblicazione di notizie “scomode”, notizie false pubblicate volutamente sui social dove trovano ampia diffusione: sono innumerevoli i fattori di rischio che minano l'oggettività e la correttezza dell’informazione e l'attendibilità delle notizie riportate.
In questo scenario è importante che ognuno di noi si impegni perché la libertà di stampa e di espressione sia garantita a tutti e venga esercitata in modo responsabile affinché il diritto di ricevere, cercare e diffondere informazioni possa costituire una delle basi sulle quali fondare i moderni processi democratici.
Francesco Abrami & Simone Panero

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