Buio.
Sul
fondo di quella cavità, scavata per secoli dallo scorrere del fiume ἀμέλεια, giacciono tre corpi informi,
logorati dai lunghi anni di prigionia.
L'oscurità le avvolge; l'unica cosa che
le tiene ancorate alla realtà - o, perlomeno, ciò che loro considerano e hanno
sempre considerato realtà - sono le esili figure che danzano continuamente
davanti ai loro occhi: ἐργασία, βιασμός e Ψuχ. Le donne, dopo anni di prigionia, si sono ormai convinte che ciò che
vedono ogni giorno sia normale, come è normale subire violenza in questi tre
ambiti; non si ribellano, ma accettano passivamente tutte le angherie alle
quali sono sottoposte. Non per paura, ma perché imprigionate dalle catene della
Rassegnazione.
Soltanto trovando il coraggio di
abbandonare quella condizione servile, che pur viene considerata normale e
"sicura", le prigioniere potranno uscire dalla caverna e riscoprire
quella che, in un mondo civile, è davvero la normalità; e, una volta
scoperta, sarà tale la gioia che mai più si abbasserà la testa, e anzi ci si
impegnerà affinché nessuno debba più essere vittima di quelle catene.
Abrami Francesco
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